giovedì 18 gennaio 2018

13 Lo Jasper furioso parte 2



Questa ridicola alleanza contro la sua persona non riusciva neanche ad avvertirla tanto era preso dai suoi pensieri, i suoi sogni, il suo impero. Aveva compreso alcune potenzialità di LAP che riusciva a sfruttare solo lui, ne era sempre più certo. Era il suo super Es (citando Freud, come lo aveva descritto una volta ad Haru) il serbatoio di energia vitale e inesauribile – in quanto non vincolato da morale –, l’inconscio, che nel suo grembo, nell’impero di Jasper, grazie alle fantastico mix di coraggio e sfrontatezza di Jasper diventava “super” al punto tale da non rappresentare non solo più un problema ma semplicemente un serbatoio pressoché infinito di potenzialità alla sua razionalità, al suo io.
Ma non era il solo ad aver imparato a usare le potenzialità di LAP. Sapeva bene che anche Haru nascondeva qualche segreto. Probabilmente era convinto di parlare veramente con la madre o chissà che. Era sicuro che Haru avesse imparato qualche tecnica per qualche pallosissimo tipo di controllo del contorno dei sogni, dell’inconscio. Lo faceva sorridere come ciò da cui gli altri cercavano di non farsi aggredire (ossia l’inconscio) era diventato il suo fedele cagnolino. Inutile dire che la cosa lo eccitava tantissimo. Ma il dubbio che Haru potesse riuscire in qualcosa in cui lui non riusciva gli rimase comunque, se pur convinto che questo qualcosa non gli interessasse. Fino a che non gli venne un ulteriore dubbio. Fino a che quel cazzo di professore… Confabulano…hanno scoperto qualcosa entrambi, ne parlano. Che poi sarà comunque una cagata pallosissima però mi sta sul cazzo, dio se mi sta sul cazzo! e se poi penso che si scopa Maia…e dovrebbe solo ringraziarmi visto che se lo scopa solo per indispettirmi sennò col cazzo che si sarebbe potuto scopare una fichina come Maia. Che poi ce ne sono di troiette che vanno dietro a questi tipi intellettuali che puzzano di ’68…sfigate!
Questi i pensieri di Jasper che amava tirare le somme mentre camminava verso casa di Haru.
Forse già questo poteva essere l’ultimo incontro dell’Ora del tè. Infatti ormai la diaspora era iniziata: il professore faceva gli incontri di LAP-yoga insieme a quella cagna e altri suoi amici intellettuali fricchettoni, gli sballati si trovavano a casa mia mostrando cosa può fare l’Imperatore, il Dio dei sogni, buttando loro alcune briciole: piccoli miracoli buoni per i proseliti, e Haru come al solito si faceva i cazzi suoi insieme a Tamun.

***

L’ultimo tè

Parla il professore.
Questo fa parte dei sogni con struttura ricorrente. Intendo quei sogni dove una struttura si ripete in contesti diversi.
In questo caso ho chiamato questa struttura la Zattera di Barth. Il nome deriva dall’introduzione che lo scrittore John Barth fece nella sua “Opera galleggiante”. Una fantasticheria dell’autore in cui immaginava una zattera trasportata dalla corrente di un fiume su cui degli attori danno vita ad un’opera dalla narrazione ciclica e senza fine. A seconda della posizione degli spettatori su di una o l’altra sponda lo spettacolo, dando punti di vista differenti, era soggetto a svariate interpretazioni.

Nei miei sogni sono in riva ad un fiume, un piccolo torrente. Da solo o in mezzo ad una festa: una grigliata tra amici, un rave o qualcosa di simile. Su di una o l’altra sponda del torrente dove nel mezzo si trova una zattera su cui ci sono attori che recitano, musicanti o semplicemente altre persone. Altre volte sono io stesso sulla zattera.
Non mi dilungherò sui vari sogni di questo tipo ma sull’ultimo avuto con LAP.
Dopo diverso tempo mi pare di aver imparato a gestire meglio la mia attenzione durante i sogni. (Cenno di assenso da parte di qualcuno del gruppo). Come se avessi imparato a gestire quella seconda attenzione di cui parla Castaneda nei suoi libri. (Sbadiglio di schernimento da parte di Jasper).

Ebbi un sussulto, un’idea improvvisa, dopo aver fatto le solite cose che proviamo all’inizio, quando ci rendiamo conto della nostra lucidità e abbiamo quell’impulso irrefrenabile: la voglia di usare questo potere. E lo facciamo secondo me tutti nel solito modo, o mi sbaglio? Disse il professore rispondendo al nuovo cenno di assenso di Maia, che rispose annuendo e con una leggera nota di imbarazzo.
L’idea era quella di slegare la zattera. Lo feci e la vidi andare via. Tutti si salutavano con grossa commozione. Anche io mi ritrovai a piangere copiosamente. Come se una parte della mia esistenza fosse andata alla deriva insieme alla zattera.
Ma cosa sto facendo? Chiesi questuante. Stai cercando di comprendere questo posto e ciò che immagini è giusto: questo posto esiste ed esser lucidi qui necessita pratica.
Lo sto facendo nel modo giusto?
Giustissimo. Devi fermare la voragine, il flusso. Guarda tutti gli oggetti e le situazioni attorno a te, non cambiare continuamente scenari. Sono impulsi dell’inconscio che in questo posto sicuramente è preponderante. Gli uomini non possono prescindere dalla ragione ma la ragione che ti serve qui è diversa dalla solita. Non ti lasciare andare ai desideri perché ti ci puoi solo perdere senza riuscire a goderne pienamente.
Tu sei me? Sei un mio pensiero? La voce della mia ragione? Il mio io?
No. Io sono esterno a te, io sono io.
E chi sei tu?
Non penso che capiresti e forse devi capirlo da te perché hai bisogno di interpretarmi, dirti chi o cosa sono non ti aiuterebbe.
(Jasper emise una risata breve e dal tono canzonatorio.)

La voce di cui mi pareva di vedere il volto, un volto fatto da un campo di grano falciato dal vento, si girò di scatto come fosse stato chiamato. Pareva distratto da qualcosa.
Mi stai abbandonando? Ti incontrerò ancora?
Può darsi.
Che faccio ora? Mi sento un po’ strano…
Cammina, cammina e guardati intorno. Fallo in tutti i tuoi prossimi sogni.
Devo sempre e solo camminare? Per sempre?
Sì fallo sempre, capirai da solo quando è il caso di fare altro.  
Lo vidi finalmente. Sembrava un uomo di mezz’età. Barba e occhi penetranti di un’espressione però apparentemente vuota. Distratto da qualcosa si girò per allontanarsi e cominciò a correre trasformandosi in un ragazzo in maglietta con dei pantaloni larghi a rombi. Si fermò ancora per guardarmi e mi sorrise. Un sorriso sincero e contagioso, quasi comico. Fece una ruota all’indietro e poi un balzò che lo fece uscire dalla mia visuale. Mi svegliai immediatamente.

Quante cazzate, proruppe Jasper, che annotò con disappunto lo sguardo interessato (troppo interessato per il suo modo di essere) di Haru alle parole del professore.
Si rimise a sedere in modo composto per dare un tono a quanto stava per aggiungere. E ricordi tutte le parole che tu e questo spirito vi siete scambiati? Insinuò Jasper.
Mi pare che uno dei benefici più palesi di LAP sia proprio il ricordare tutto come se si fosse svegli. Non sei l’unico dotato di buona memoria qui. Il gruppo sembrava totalmente schierato dalla parte del professore, Se vuoi posso anche dirti che a volte questo spirito mi restituiva un’immagine umana: un Pagliaccio, ma senza parrucca e naso finto, forse per quei pantaloni, non saprei. A volte invece è più adulto e serio col capello più corto e la barba.
A questa descrizione Jasper trasalì un momento ma la volontà di ribattere era maggiore, Continuo ad aver l’impressione che la maggior parte di voi s’inventi di sana pianta tutto ciò che qui racconta. Queste ultime raccontate dal nostro saggio e gagliardo professore sono un mix dei suoi soliti racconti psichedelici con aneddoti dei libri di Castaneda buttati in mezzo. Non so, ma solo io appena mi sveglio nei sogni comincio a scopare in tutti quei modi e situazioni così improbabili in questo schifo di esistenza? È tanto difficile ammettere che in questa vita nonostante il mio fascino e libertinismo mi sarebbe impossibile scoparmi la mia ragazza e sua madre senza implicazioni etiche o cazzi simili?
Rispose immediatamente il professore evitando che il commento alle sparate di Jasper fosse il solito accanimento dei presenti ai modi del ragazzo. Voleva contrastarlo senza lasciarlo alla gogna pubblica in cui Jasper sembrava perfettamente a suo agio. 
Jasper, a me pare la tua invece la solita posizione da duro. Sei proprio vuoi saperlo io non credo affatto che tu in questi sogni pensi sempre e solo a scopare. Ho parlato immediatamente di Castaneda e penso sia inevitabile pensare alle sue opere utilizzando LAP. Sai, ha scritto un libro che si chiama L’arte di sognare…
Forse non mi conosce bene Herr Professor, mi diletto da tempo immemore in letture di svariato tipo e mi sono anche drogato assai in questi anni. Jasper incrociò le gambe, buttò indietro il ciuffo ed emise quest’ultima frase abbassando il tono di voce assumendo nel complesso un tono di affettata teatralità. Le dirò che l’intera opera di quel peruviano mi pare un atto di piaggeria del movimento sessantottino. Senti, disse Jasper cambiando tono e avanzando col busto verso quello del professore, parlare di spiriti, sciamani e droghe al tempo era un ottimo modo per vendere. La sua scrittura è priva di alcun interesse per me e non solo secondo me, ha preso per il culo tutti i suoi lettori dicendo di aver provato sulla propria pelle quelle droghe, di aver fatto quelle esperienze. Ho preso tante di quelle droghe ma non ho mai visto ciò che lui vedeva.
E ti rode magari?
Ma fammi il piacere. Avere allucinazioni è un conto ma aver a che fare con stregoni che con semplici manipolazioni ti mettono in contatto con spiriti con cui è possibile avere un rapporto o altro…bah, tutte cazzate, ripeto.
Pensa ciò che vuoi. Se le altre persone mi credono continuerò a parlare delle mie esperienze, mi pare che tu qui sia l’unico a mettere in dubbio…


***

Il professore, fomentato dal successo riscosso e con il chiaro intento di infastidire Jasper non degnandolo di attenzione, in uno slancio poetico, ipotizzò il mondo dei sogni come la casa degli dei. La sostanza lo strumento per raggiungerlo. Maia alla fine del discorso si lasciò scappare una carezza sul volto del professore.
Jasper diventò paonazzo di rabbia ma si trattenne per evitare di essere ridicolo.

*

Jasper immerso in un ricordo di tenerezze con Maia.

Ma no tu non capisci. Noi donne non vediamo le cose come voi...noi non lo viviamo questo orgoglio che chiamate in mille modi diversi, ma quello sempre rimane. Noi viviamo lo scorrere.
Jasper assecondava le fantasie della ragazza rilassato e a suo agio come gli capitava raramente. La ragazza proseguì ancora nella descrizione dell’animo femminile
Siamo la natura, dici tu? Sì. Meravigliosi prati...sì spazzati, dal vento, e beh? Pensi che sono banale? Lo conosco quello sguardo, fin troppo bene, tra l’altro. Mi prendi in giro? Non siamo mica tutti geni come te...sì vado avanti.
Jasper sdraiato sul divano insieme a Maia si sentiva “drogato di serenità” come si ripeteva a mezza voce. A volte leccava il viso di Maia impedendole di parlare liberamente, Ti ho detto che tra poco devo uscire e poi mi dà molto fastidio che non si possa stare sereni senza che a te vengano subito le voglie. Posso continuare?
Ok, continua il tuo elogio alla natura femminile, piace anche a me vedere le donne come l’incarnazione umana dello spirito della natura, per quel che voglia dire. Ma anche l’uomo lo è ma a suo modo. Siamo appunto la tempesta che tortura sempre la superficie dell'acqua...disse Jasper picchiettando coi polpastrelli il ventre di Maia che scacciò subito la mano con uno schiaffo. Ma la fa anche cantare, aggiunse Jasper, va bene amore mio...sì sì, siamo lo screpitio sugli scogli, lo sssh delle alghe che rilasciano schiuma, ok, andiamo avanti mia dolce ninfetta.
Maia proseguì il suo racconto: siamo letti di fiumi su cui riposarsi.
Rocce chiare e scure, aggiunse Jasper insinuando una mano sotto il gonnellino di Maia. Strapiombi, calanchi e grotte.
Maia scacciò nuovamente la mano di Jasper e disse, no, le grotte non sono come marsupi caldi e umidi e non arriveranno lingue alate né creature falliformi a giocare con queste grotte, ma sono piene di bambole e poster, ok? Ora devo andare amore.

Mentre Jasper guardava Maia uscire da casa sua non poté esimersi dal constatare quanto fosse bello essersi scambiati le parole “amore” per la prima volta senza quell’affettazione o quella disgustosa sensazione dell’essere melensi.



***

Jasper continuò la sua querelle col professore arringandolo con tanto di moto circolare e mano al mento parlando del professore come se questo non fosse presente, I sogni del professore sono sempre meno credibili. È semplicemente molto abile a parlare a una folla di ritardati come voi. Si è poi inventato questo personaggio del “Pagliaccio” che è la classica censura inconscia, pensate che l’ho incontrato e messo a cuccia da tempo anche io. La mente cerca di salvarti, proteggerti, consigliarti. Io domino anche questa parte e quindi questa censura cerca di contrastarmi mentre a te, disse bloccando la sua camminata circolare e guardando di colpo in faccia il professore, pare aiutarti. Ma come cazzo fate a non capirlo da soli? E il fatto che tutti lo riconosciamo come “Pagliaccio” non vi fa pensare nulla? È uno stereotipo da due lire. È un modo di deresponsabilizzarsi, come tutte quelle menate di religioni, divinità e cazzate varie. È la copertina della mamma è il ciuccio. Perché non crescete?

Il Lord si inserì in un discorso che nessuno voleva ascoltare e che forse neanche Jasper avrebbe voluto iniziare. Aveva il fiatone e sembrava più fuori controllo del solito. Il suo odio montava senza fermarsi nonostante cercasse di nasconderlo. Il suo fare da avvocato, la finta calma e la voce controllata stavano semplicemente camuffando l’odio da sempre provato nei confronti del professore fomentata dalla pubblica conferma del rapporto con Maia.
*

 Lo Jasper furioso

Mentre la serata andava avanti nell’intento comune di isolare gli sproloqui di Jasper, il Lord stava contrastando un discorso che il professore aveva portato avanti non curante dello sproloquio di Jasper, lo stava deliberatamente ignorando; il Lord è un uomo di fede ma non gli piaceva il modo del professore e si sentiva comunque in dovere di prendere le parti di Jasper:
Caro professore, ma chi te lo ha detto che Dio non approva? Ma davvero pensate ancora a ciò che approva Dio? LAP sembra svelarci un mondo che prima ci era oscuro. E sono convinto che potrà curare da molte patologie se ben usata e poi è completamente atossica. Altro che la tua filosofia del cazzo!
Caro Lord, non sia ingenuo…
Alle parole del professore, Jasper balzò dalla poltrona e con uno scatto prese per il collo il professore, Signor James!!!! Solo io lo chiamo Lord, chi cazzo ti ha dato questa confidenza?!! Gridava come un pazzo. La gola gonfia e rosso in faccia.
Lui! Idiota di uno psicopatico di merda! Disse il professore, liberandosi dalla presa di Jasper girandogli il braccio dietro la schiena e buttandolo per terra.
Un turbinio di nooo!!!, basta!!!, calmatevi!!! e simili volarono nella sala.
Basta, disse Haru separando con forza e con l’aiuto del Lord, Jasper e il professore.
Non me ne frega un cazzo dei vostri problemi, disse il Lord. Datti una calmata ragazzo, quante energie che sprechi! aggiunse con tono quasi paterno a Jasper.

*

Jasper quasi in lacrime

Ciò che voglio è cambiare la struttura razionale delle persone, di tutte, entrare nei loro cervelli e dar loro un nuovo comando visto che senza regole e ordini da eseguire gli esseri umani non riescono a vivere. Ci vuole un essere umano forse più simile a un dio per poter far cessare il giogo che opprime l’umanità. Far capire a tutti che non è mai esistito nessun dio e che l’uomo può diventarlo. E io ne sono la prova.
Sei serio, Jasper?
Serissimo, sorellina.

*

Io non posso liberarmi completamente. Aprirmi. Sono mostruoso.
È questa la mia etica. Sì, ce l'ho anche io. Non ho mai ucciso nessuno. Né ho mai fatto del male a innocenti e volete saperlo? Mi piacciono le ragazzine. Me le scoperei tutte. E le bambine? Forse anche, non lo so… ma per lo meno toccarle...ma non l'ho mai fatto. Scusatemi per come sono, davvero. È che mi è sempre piaciuta troppo la mia voce. Mi ammalia prima di quanto non faccia la bellezza del mio pensiero…ma che potete sapere voi?... E poi la sensazione di esprimermi…sentire la bellezza della mia voce e la fluidità ed efficacia dei miei pensieri…ahhh è come un lunghissimo stronzo che esce dal culo.

*

Tutti lo guardavano con disprezzo, e Jasper come chi sta per spiccare in volo, come un falco che con le ali mezze aperte aspetta l’alito di vento giusto, muoveva il capo da destra a sinistra per guardare tutti fisso negli occhi. Disprezzo, disprezzo misto a terrore, disprezzo e lussuria, disprezzo, disprezzo, disprezzo. E quel pezzo di merda?
Il professore no. Il professore lo guardava con interesse. Lo scrutava quasi. Sembrava quasi quasi quasi affascinato, come se approvasse qualcosa, ma cosa? Ma chi se ne fotte, pensò Jasper.
E invece no, ribatté ancora, lui riesce a essere odioso anche in questo momento dove non dovrebbe esserci nessuno più odioso di me. Ma lui è un filosofo del cazzo e quindi non si scandalizza. Forse un po’ è anche d’accordo con i miei gusti, con la mia aletheia.
Aletheia! Dico bene professore? Aletheia.
Molti sguardi sorpresi o perplessi o entrambi come quello di Haru.
Dici bene Jasper. Sei davvero sorprendente a volte. Il concetto di aletheia ci può stare. Ma è una finta aletheia: non vi è nessuna apertura in chi si crede superiore e offende continuamente il prossimo.
Haru alle parole del professore mostrò un’espressione abbattuta, di non approvazione, di inevitabilità e abbassò il capo tirandosi il cappuccio della felpa sulla testa.

***

Jasper si raddrizzò. Le dita dei piedi lasciarono la presa e si rilassarono così come il suo corpo e cominciò a ridere e a guardare il professore con benevolenza sincera.
Basta, sussurrò ancora Haru.
Basta, ok. Sono stufo. Disse Jasper.
Anch’io, e di tutto. Aggiunse ancora Haru guardando Jasper che con la giacca in dosso si preparava a uscire. Con la coda dell’occhio vide il professore prendere per mano Maia e avvicinarsi a lui, Senza rancore; siamo persone colte e intelligenti, ha detto bene il Lord, queste sono energie sprecate. Il professore gli porse la mano e Jasper accolse il saluto a testa bassa ma quella prospettiva gli fece vedere Maia – col suo delizioso corpicino – che stringeva l’altra mano del professore, gli rivenne in mente quella carezza di prima, fiele su fiele provocata da un personaggio che gli aveva rubato tutto osando addirittura a mettersi al suo stesso piano, un professore di filosofia! e non riuscì a trattenersi e tirando il professore a sé gli diede una testata.
Immediatamente lo bloccarono tutti. Jasper per l’impeto del gesto cadde a terra insieme al professore e a schizzi di sangue che uscivano dal suo naso. Maia lo prese a calci mentre lui rideva guardando il professore dal cui naso sgorgavano fiotti di sangue. Jasper si era divincolato e gridava mentre Haru lo intimava di sparire:
SIAMO PERSONE INTELLIGENTI? SIAMO? Quelle poche cose decenti che hai nella vita le devi tutte a me. Ma ti rendi conto? Non siamo niente io e te come non siamo niente noi, disse rivolgendosi a tutti.
Io penso di essere in tutto più di te. Faccio anche molto più schifo di te ma non immagini neanche cosa voglia dire la parola schifo o genialità se la usi paragonando me a te. 
Il professore: E’ inutile avere a che fare con te in questo modo, sei malato. Intelligente ma malato. Rispose il professore.
Certo che sono malato. Ma la mia malattia è la vostra pochezza. Ma questo è ovvio. Io non ti reputo tanto male sennò mi rivolterebbe stare con te molto di più di quel che già mi fa.
Ti credi un dio in terra quindi? Ribatté il professore mentre Maia gli tamponava il naso e cercava di mettergli il cappotto che lui non sembrava molto convinto di mettersi – ancora non sapeva se controllare la sua rabbia o se rispondere fisicamente a Jasper.

Ancora Jasper mentre Haru e altri presenti (compreso il Lord che aveva modi e parole più soft nei confronti di Jasper) lo stavano fisicamente buttando fuori casa di Haru, Non ho mai creduto a spiriti, divinità né cazzate simili, diceva gridando e pulendosi il viso dagli schizzi del sangue del professore. È un ridicolo rifugio non necessario. La prova ne è il fatto che io abbia saputo creare questa sostanza che un dio ti fa diventare davvero. Ma a voi tutti non è concesso neanche immaginare quel che io posso fare con LAP. Vorreste saperlo?
Non siete altro che piccole formichine operaie che svolgono il loro compito senza ribellarsi. Vivete dei pensieri che persone come me vi passano come latte da un biberon. Crescete e vi moltiplicate solo per permettere a chi può permetterselo per nascita, di vivere, di comandarvi a bacchetta. Io di questo universo sono il motore mobile e immobile a seconda di come mi gira. Le stelle e i venti seguono i miei pensieri, come le api con la regina. Io penso di essere ciò che ha creato ciò che voi pensate essere Dio. Io sono il messia di me stesso, il sono l’agnello di Dio anzi Dio è il mio agnello, sono l’alfa, sono l’omega, la vostra sveglia al mattino, la crusca i corn flakes e il muesli (pronunciò questa ultime frasi ridendo come un pazzo), le chiacchiere da bar e il finto conforto delle vostre esistenze mediocri. Sono la luce dell’Illuminismo, ciò che l’uomo ha cercato ed è andato vicino a diventare da sempre. Io il dio che veste questi scomodissimi abiti umani, la crisalide che dal bruco-uomo si è trasformata nel primo dio-uomo, un protodio, io sono l’imperatore dei sogni…
E tanto tanto altro ancora mentre il Lord portava via Jasper praticamente di peso e iniziava la diaspora dell’ora del tè.

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