Questa ridicola
alleanza contro la sua persona non riusciva neanche ad avvertirla tanto era
preso dai suoi pensieri, i suoi sogni, il suo impero. Aveva compreso alcune
potenzialità di LAP che riusciva a sfruttare solo lui, ne era sempre più certo.
Era il suo super Es (citando Freud, come lo aveva descritto una volta ad Haru)
il serbatoio di energia vitale e inesauribile – in quanto non vincolato da
morale –, l’inconscio, che nel suo grembo, nell’impero di Jasper, grazie alle
fantastico mix di coraggio e sfrontatezza di Jasper diventava “super” al punto
tale da non rappresentare non solo più un problema ma semplicemente un
serbatoio pressoché infinito di potenzialità alla sua razionalità, al suo io.
Ma non era il
solo ad aver imparato a usare le potenzialità di LAP. Sapeva bene che anche Haru
nascondeva qualche segreto. Probabilmente era convinto di parlare veramente con
la madre o chissà che. Era sicuro che Haru avesse imparato qualche tecnica per
qualche pallosissimo tipo di controllo del contorno dei sogni, dell’inconscio.
Lo faceva sorridere come ciò da cui gli altri cercavano di non farsi aggredire
(ossia l’inconscio) era diventato il suo fedele cagnolino. Inutile dire che la
cosa lo eccitava tantissimo. Ma il dubbio che Haru potesse riuscire in qualcosa
in cui lui non riusciva gli rimase comunque, se pur convinto che questo
qualcosa non gli interessasse. Fino a che non gli venne un ulteriore dubbio.
Fino a che quel cazzo di professore… Confabulano…hanno scoperto qualcosa
entrambi, ne parlano. Che poi sarà comunque una cagata pallosissima però mi sta
sul cazzo, dio se mi sta sul cazzo! e se poi penso che si scopa Maia…e dovrebbe
solo ringraziarmi visto che se lo scopa solo per indispettirmi sennò col cazzo
che si sarebbe potuto scopare una fichina come Maia. Che poi ce ne sono di
troiette che vanno dietro a questi tipi intellettuali che puzzano di
’68…sfigate!
Questi i
pensieri di Jasper che amava tirare le somme mentre camminava verso casa di
Haru.
Forse già questo
poteva essere l’ultimo incontro dell’Ora del tè. Infatti ormai la diaspora era
iniziata: il professore faceva gli incontri di LAP-yoga insieme a quella cagna
e altri suoi amici intellettuali fricchettoni, gli sballati si trovavano a casa
mia mostrando cosa può fare l’Imperatore, il Dio dei sogni, buttando loro
alcune briciole: piccoli miracoli buoni per i proseliti, e Haru come al solito
si faceva i cazzi suoi insieme a Tamun.
***
L’ultimo tè
Parla il professore.
Questo fa parte dei sogni con struttura ricorrente.
Intendo quei sogni dove una struttura si ripete in contesti diversi.
In questo caso ho chiamato questa struttura la Zattera di Barth. Il nome
deriva dall’introduzione che lo scrittore John Barth fece nella sua “Opera
galleggiante”. Una fantasticheria dell’autore in cui immaginava una zattera
trasportata dalla corrente di un fiume su cui degli attori danno vita ad
un’opera dalla narrazione ciclica e senza fine. A seconda della posizione degli
spettatori su di una o l’altra sponda lo spettacolo, dando punti di vista
differenti, era soggetto a svariate interpretazioni.
Nei miei sogni sono in riva ad un fiume, un piccolo
torrente. Da solo o in mezzo ad una festa: una grigliata tra amici, un rave o
qualcosa di simile. Su di una o l’altra sponda del torrente dove nel mezzo si
trova una zattera su cui ci sono attori che recitano, musicanti o semplicemente
altre persone. Altre volte sono io stesso sulla zattera.
Non mi dilungherò sui vari sogni di questo tipo ma
sull’ultimo avuto con LAP.
Dopo diverso tempo mi pare di aver imparato a gestire
meglio la mia attenzione durante i sogni. (Cenno di assenso da parte di
qualcuno del gruppo). Come se avessi imparato a gestire quella seconda attenzione di cui parla
Castaneda nei suoi libri. (Sbadiglio di schernimento da parte di Jasper).
Ebbi un sussulto, un’idea improvvisa, dopo aver fatto le
solite cose che proviamo all’inizio, quando ci rendiamo conto della nostra
lucidità e abbiamo quell’impulso irrefrenabile: la voglia di usare questo
potere. E lo facciamo secondo me tutti nel solito modo, o mi sbaglio? Disse il
professore rispondendo al nuovo cenno di assenso di Maia, che rispose annuendo
e con una leggera nota di imbarazzo.
L’idea era quella di slegare la zattera. Lo feci e la
vidi andare via. Tutti si salutavano con grossa commozione. Anche io mi
ritrovai a piangere copiosamente. Come se una parte della mia esistenza fosse
andata alla deriva insieme alla zattera.
Ma cosa sto
facendo? Chiesi questuante. Stai cercando
di comprendere questo posto e ciò che immagini è giusto: questo posto esiste ed
esser lucidi qui necessita pratica.
Lo sto facendo
nel modo giusto?
Giustissimo. Devi fermare la voragine, il
flusso. Guarda tutti gli oggetti e le situazioni attorno a te, non cambiare
continuamente scenari. Sono impulsi dell’inconscio che in questo posto sicuramente
è preponderante. Gli uomini non possono prescindere dalla ragione ma la ragione
che ti serve qui è diversa dalla solita. Non ti lasciare andare ai desideri
perché ti ci puoi solo perdere senza riuscire a goderne pienamente.
Tu sei me? Sei
un mio pensiero? La voce della mia ragione? Il mio io?
No. Io sono esterno a te, io sono io.
E chi sei tu?
Non penso che capiresti e forse devi capirlo
da te perché hai bisogno di interpretarmi, dirti chi o cosa sono non ti
aiuterebbe.
(Jasper emise
una risata breve e dal tono canzonatorio.)
La voce di cui
mi pareva di vedere il volto, un volto fatto da un campo di grano falciato dal
vento, si girò di scatto come fosse stato chiamato. Pareva distratto da
qualcosa.
Mi stai
abbandonando? Ti incontrerò ancora?
Può darsi.
Che faccio ora?
Mi sento un po’ strano…
Cammina, cammina e guardati intorno. Fallo
in tutti i tuoi prossimi sogni.
Devo sempre e
solo camminare? Per sempre?
Sì fallo sempre, capirai da solo quando è il
caso di fare altro.
Lo vidi
finalmente. Sembrava un uomo di mezz’età. Barba e occhi penetranti di
un’espressione però apparentemente vuota. Distratto da qualcosa si girò per
allontanarsi e cominciò a correre trasformandosi in un ragazzo in maglietta con
dei pantaloni larghi a rombi. Si fermò ancora per guardarmi e mi sorrise. Un
sorriso sincero e contagioso, quasi comico. Fece una ruota all’indietro e poi
un balzò che lo fece uscire dalla mia visuale. Mi svegliai immediatamente.
Quante cazzate,
proruppe Jasper, che annotò con disappunto lo sguardo interessato (troppo
interessato per il suo modo di essere) di Haru alle parole del professore.
Si rimise a
sedere in modo composto per dare un tono a quanto stava per aggiungere. E
ricordi tutte le parole che tu e questo spirito vi siete scambiati? Insinuò
Jasper.
Mi pare che uno
dei benefici più palesi di LAP sia proprio il ricordare tutto come se si fosse
svegli. Non sei l’unico dotato di buona memoria qui. Il gruppo sembrava
totalmente schierato dalla parte del professore, Se vuoi posso anche dirti che
a volte questo spirito mi restituiva un’immagine umana: un Pagliaccio, ma senza
parrucca e naso finto, forse per quei pantaloni, non saprei. A volte invece è
più adulto e serio col capello più corto e la barba.
A questa
descrizione Jasper trasalì un momento ma la volontà di ribattere era maggiore,
Continuo ad aver l’impressione che la maggior parte di voi s’inventi di sana
pianta tutto ciò che qui racconta. Queste ultime raccontate dal nostro saggio e
gagliardo professore sono un mix dei suoi soliti racconti psichedelici con
aneddoti dei libri di Castaneda buttati in mezzo. Non so, ma solo io appena mi
sveglio nei sogni comincio a scopare in tutti quei modi e situazioni così
improbabili in questo schifo di esistenza? È tanto difficile ammettere che in
questa vita nonostante il mio fascino e libertinismo mi sarebbe impossibile
scoparmi la mia ragazza e sua madre senza implicazioni etiche o cazzi simili?
Rispose
immediatamente il professore evitando che il commento alle sparate di Jasper
fosse il solito accanimento dei presenti ai modi del ragazzo. Voleva
contrastarlo senza lasciarlo alla gogna pubblica in cui Jasper sembrava
perfettamente a suo agio.
Jasper, a me
pare la tua invece la solita posizione da duro. Sei proprio vuoi saperlo io non
credo affatto che tu in questi sogni pensi sempre e solo a scopare. Ho parlato
immediatamente di Castaneda e penso sia inevitabile pensare alle sue opere
utilizzando LAP. Sai, ha scritto un libro che si chiama L’arte di sognare…
Forse non mi
conosce bene Herr Professor, mi diletto da tempo immemore in letture di
svariato tipo e mi sono anche drogato assai in questi anni. Jasper incrociò le
gambe, buttò indietro il ciuffo ed emise quest’ultima frase abbassando il tono
di voce assumendo nel complesso un tono di affettata teatralità. Le dirò che
l’intera opera di quel peruviano mi pare un atto di piaggeria del movimento
sessantottino. Senti, disse Jasper cambiando tono e avanzando col busto verso
quello del professore, parlare di spiriti, sciamani e droghe al tempo era un ottimo
modo per vendere. La sua scrittura è priva di alcun interesse per me e non solo
secondo me, ha preso per il culo tutti i suoi lettori dicendo di aver provato
sulla propria pelle quelle droghe, di aver fatto quelle esperienze. Ho preso
tante di quelle droghe ma non ho mai visto ciò che lui vedeva.
E ti rode
magari?
Ma fammi il
piacere. Avere allucinazioni è un conto ma aver a che fare con stregoni che con
semplici manipolazioni ti mettono in contatto con spiriti con cui è possibile
avere un rapporto o altro…bah, tutte cazzate, ripeto.
Pensa ciò che
vuoi. Se le altre persone mi credono continuerò a parlare delle mie esperienze,
mi pare che tu qui sia l’unico a mettere in dubbio…
***
Il professore, fomentato dal successo riscosso e con il
chiaro intento di infastidire Jasper non degnandolo di attenzione, in uno
slancio poetico, ipotizzò il mondo dei sogni come la casa degli dei. La
sostanza lo strumento per raggiungerlo. Maia alla fine del discorso si lasciò
scappare una carezza sul volto del professore.
Jasper diventò paonazzo di rabbia ma si trattenne per
evitare di essere ridicolo.
*
Jasper immerso in un ricordo di tenerezze con Maia.
Ma no tu non
capisci. Noi donne non vediamo le cose come voi...noi non lo viviamo questo
orgoglio che chiamate in mille modi diversi, ma quello sempre rimane. Noi
viviamo lo scorrere.
Jasper assecondava
le fantasie della ragazza rilassato e a suo agio come gli capitava raramente.
La ragazza proseguì ancora nella descrizione dell’animo femminile
Siamo la natura,
dici tu? Sì. Meravigliosi prati...sì spazzati, dal vento, e beh? Pensi che sono
banale? Lo conosco quello sguardo, fin troppo bene, tra l’altro. Mi prendi in
giro? Non siamo mica tutti geni come te...sì vado avanti.
Jasper sdraiato sul
divano insieme a Maia si sentiva “drogato di serenità” come si ripeteva a mezza
voce. A volte leccava il viso di Maia impedendole di parlare liberamente, Ti ho
detto che tra poco devo uscire e poi mi dà molto fastidio che non si possa
stare sereni senza che a te vengano subito le voglie. Posso continuare?
Ok, continua il tuo
elogio alla natura femminile, piace anche a me vedere le donne come
l’incarnazione umana dello spirito della natura, per quel che voglia dire. Ma
anche l’uomo lo è ma a suo modo. Siamo appunto la tempesta che tortura sempre
la superficie dell'acqua...disse Jasper picchiettando coi polpastrelli il
ventre di Maia che scacciò subito la mano con uno schiaffo. Ma la fa anche
cantare, aggiunse Jasper, va bene amore mio...sì sì, siamo lo screpitio sugli
scogli, lo sssh delle alghe che rilasciano schiuma, ok, andiamo avanti mia
dolce ninfetta.
Maia proseguì il
suo racconto: siamo letti di fiumi su cui riposarsi.
Rocce chiare e
scure, aggiunse Jasper insinuando una mano sotto il gonnellino di Maia.
Strapiombi, calanchi e grotte.
Maia scacciò
nuovamente la mano di Jasper e disse, no, le grotte non sono come marsupi caldi
e umidi e non arriveranno lingue alate né creature falliformi a giocare con
queste grotte, ma sono piene di bambole e poster, ok? Ora devo andare amore.
Mentre Jasper
guardava Maia uscire da casa sua non poté esimersi dal constatare quanto fosse
bello essersi scambiati le parole “amore” per la prima volta senza
quell’affettazione o quella disgustosa sensazione dell’essere melensi.
Tutto ciò ricordò Jasper mentre il suo pensiero tornava alla sua
reggia, al suo mondo dei balocchi, accompagnato sempre da quella amarezza che
pur non ammettendolo gli dava più fastidio delle sdolcinatezze.
***
Jasper continuò la sua querelle col professore
arringandolo con tanto di moto circolare e mano al mento parlando del
professore come se questo non fosse presente, I sogni del professore sono
sempre meno credibili. È semplicemente molto abile a parlare a una folla di
ritardati come voi. Si è poi inventato questo personaggio del “Pagliaccio” che
è la classica censura inconscia, pensate che l’ho incontrato e messo a cuccia
da tempo anche io. La mente cerca di salvarti, proteggerti, consigliarti. Io
domino anche questa parte e quindi questa censura cerca di contrastarmi mentre
a te, disse bloccando la sua camminata circolare e guardando di colpo in faccia
il professore, pare aiutarti. Ma come cazzo fate a non capirlo da soli? E il
fatto che tutti lo riconosciamo come “Pagliaccio” non vi fa pensare nulla? È
uno stereotipo da due lire. È un modo di deresponsabilizzarsi, come tutte
quelle menate di religioni, divinità e cazzate varie. È la copertina della
mamma è il ciuccio. Perché
non crescete?
Il Lord si
inserì in un discorso
che nessuno voleva ascoltare e che forse neanche Jasper avrebbe voluto
iniziare. Aveva il fiatone e sembrava più fuori controllo del solito. Il suo
odio montava senza fermarsi nonostante cercasse di nasconderlo. Il suo fare da
avvocato, la finta calma e la voce controllata stavano semplicemente camuffando
l’odio da sempre provato nei confronti del professore fomentata dalla pubblica
conferma del rapporto con Maia.
*
Lo
Jasper furioso
Mentre la serata andava avanti nell’intento comune di
isolare gli sproloqui di Jasper, il Lord stava contrastando un discorso che il
professore aveva portato avanti non curante dello sproloquio di Jasper, lo
stava deliberatamente ignorando; il Lord è un uomo di fede ma non gli piaceva il
modo del professore e si sentiva comunque in dovere di prendere le parti di
Jasper:
Caro professore, ma chi te lo ha detto che Dio non
approva? Ma davvero pensate ancora a ciò che approva Dio? LAP sembra svelarci
un mondo che prima ci era oscuro. E sono convinto che potrà curare da molte
patologie se ben usata e poi è completamente atossica. Altro che la tua
filosofia del cazzo!
Caro Lord, non sia ingenuo…
Alle parole del professore, Jasper balzò dalla poltrona e
con uno scatto prese per il collo il professore, Signor James!!!! Solo io lo
chiamo Lord, chi cazzo ti ha dato questa confidenza?!! Gridava come un pazzo.
La gola gonfia e rosso in faccia.
Lui! Idiota di uno psicopatico di merda! Disse il
professore, liberandosi dalla presa di Jasper girandogli il braccio dietro la
schiena e buttandolo per terra.
Un turbinio di nooo!!!, basta!!!, calmatevi!!! e simili
volarono nella sala.
Basta, disse Haru separando con forza e con l’aiuto del
Lord, Jasper e il professore.
Non me ne frega un cazzo dei vostri problemi, disse il
Lord. Datti una calmata ragazzo, quante energie che sprechi! aggiunse con tono
quasi paterno a Jasper.
*
Jasper quasi in lacrime
Ciò che voglio è cambiare la
struttura razionale delle persone, di tutte, entrare nei loro cervelli e dar
loro un nuovo comando visto che senza regole e ordini da eseguire gli esseri
umani non riescono a vivere. Ci vuole un essere umano forse più simile a un dio
per poter far cessare il giogo che opprime l’umanità. Far capire a tutti che
non è mai esistito nessun dio e che l’uomo può diventarlo. E io ne sono la
prova.
Sei serio, Jasper?
Serissimo, sorellina.
*
Io non posso liberarmi completamente. Aprirmi. Sono
mostruoso.
È questa la mia etica. Sì, ce l'ho anche io. Non ho mai
ucciso nessuno. Né ho mai fatto del male a innocenti e volete saperlo? Mi
piacciono le ragazzine. Me le scoperei tutte. E le bambine? Forse anche, non lo
so… ma per lo meno toccarle...ma non l'ho mai fatto. Scusatemi per come sono,
davvero. È che mi è sempre piaciuta troppo la mia voce. Mi ammalia prima di
quanto non faccia la bellezza del mio pensiero…ma che potete sapere voi?... E
poi la sensazione di esprimermi…sentire la bellezza della mia voce e la
fluidità ed efficacia dei miei pensieri…ahhh è come un lunghissimo stronzo che
esce dal culo.
*
Tutti lo guardavano con disprezzo, e Jasper come chi sta
per spiccare in volo, come un falco che con le ali mezze aperte aspetta l’alito
di vento giusto, muoveva il capo da destra a sinistra per guardare tutti fisso
negli occhi. Disprezzo, disprezzo misto a terrore, disprezzo e lussuria,
disprezzo, disprezzo, disprezzo. E quel pezzo di merda?
Il professore no. Il professore lo guardava con
interesse. Lo scrutava quasi. Sembrava quasi quasi quasi affascinato, come se
approvasse qualcosa, ma cosa? Ma chi se ne fotte, pensò Jasper.
E invece no, ribatté ancora, lui riesce a essere odioso
anche in questo momento dove non dovrebbe esserci nessuno più odioso di me. Ma
lui è un filosofo del cazzo e quindi non si scandalizza. Forse un po’ è anche
d’accordo con i miei gusti, con la mia aletheia.
Aletheia! Dico bene professore? Aletheia.
Molti sguardi sorpresi o perplessi o entrambi come quello
di Haru.
Dici bene Jasper. Sei davvero sorprendente a volte. Il
concetto di aletheia ci può stare. Ma è una finta aletheia: non vi è nessuna
apertura in chi si crede superiore e offende continuamente il prossimo.
Haru alle parole del professore mostrò un’espressione
abbattuta, di non approvazione, di inevitabilità e abbassò il capo tirandosi il
cappuccio della felpa sulla testa.
***
Jasper si raddrizzò. Le dita dei piedi lasciarono la
presa e si rilassarono così come il suo corpo e cominciò a ridere e a guardare
il professore con benevolenza sincera.
Basta, sussurrò ancora Haru.
Basta, ok. Sono stufo. Disse Jasper.
Anch’io, e di tutto. Aggiunse ancora Haru guardando
Jasper che con la giacca in dosso si preparava a uscire. Con la coda
dell’occhio vide il professore prendere per mano Maia e avvicinarsi a lui,
Senza rancore; siamo persone colte e intelligenti, ha detto bene il Lord,
queste sono energie sprecate. Il professore gli porse la mano e Jasper accolse
il saluto a testa bassa ma quella prospettiva gli fece vedere Maia – col suo
delizioso corpicino – che stringeva l’altra mano del professore, gli rivenne in
mente quella carezza di prima, fiele su fiele provocata da un personaggio che
gli aveva rubato tutto osando addirittura a mettersi al suo stesso piano, un
professore di filosofia! e non riuscì a trattenersi e tirando il professore a
sé gli diede una testata.
Immediatamente lo bloccarono tutti. Jasper per l’impeto
del gesto cadde a terra insieme al professore e a schizzi di sangue che
uscivano dal suo naso. Maia lo prese a calci mentre lui rideva guardando il
professore dal cui naso sgorgavano fiotti di sangue. Jasper si era divincolato
e gridava mentre Haru lo intimava di sparire:
SIAMO PERSONE INTELLIGENTI? SIAMO? Quelle poche cose
decenti che hai nella vita le devi tutte a me. Ma ti rendi conto? Non siamo
niente io e te come non siamo niente noi, disse rivolgendosi a tutti.
Io penso di essere in tutto più di te. Faccio anche molto
più schifo di te ma non immagini neanche cosa voglia dire la parola schifo o
genialità se la usi paragonando me a te.
Il professore: E’ inutile avere a che fare con te in
questo modo, sei malato. Intelligente ma malato. Rispose il professore.
Certo che sono malato. Ma la mia malattia è la vostra
pochezza. Ma questo è ovvio. Io non ti reputo tanto male sennò mi rivolterebbe
stare con te molto di più di quel che già mi fa.
Ti credi un dio in terra quindi? Ribatté il professore
mentre Maia gli tamponava il naso e cercava di mettergli il cappotto che lui
non sembrava molto convinto di mettersi – ancora non sapeva se controllare la
sua rabbia o se rispondere fisicamente a Jasper.
Ancora Jasper mentre Haru e altri presenti (compreso il
Lord che aveva modi e parole più soft nei confronti di Jasper) lo stavano
fisicamente buttando fuori casa di Haru, Non ho mai creduto a spiriti, divinità
né cazzate simili, diceva gridando e pulendosi il viso dagli schizzi del sangue
del professore. È un ridicolo rifugio non necessario. La prova ne è il fatto
che io abbia saputo creare questa sostanza che un dio ti fa diventare davvero.
Ma a voi tutti non è concesso neanche immaginare quel che io posso fare con
LAP. Vorreste saperlo?
Non siete altro che piccole formichine operaie che
svolgono il loro compito senza ribellarsi. Vivete dei pensieri che persone come
me vi passano come latte da un biberon. Crescete e vi moltiplicate solo per
permettere a chi può permetterselo per nascita, di vivere, di comandarvi a
bacchetta. Io di questo universo sono il motore mobile e immobile a seconda di
come mi gira. Le stelle e i venti seguono i miei pensieri, come le api con la
regina. Io penso di essere ciò che ha creato ciò che voi pensate essere Dio. Io
sono il messia di me stesso, il sono l’agnello di Dio anzi Dio è il mio
agnello, sono l’alfa, sono l’omega, la vostra sveglia al mattino, la crusca i
corn flakes e il muesli (pronunciò questa ultime frasi ridendo come un pazzo),
le chiacchiere da bar e il finto conforto delle vostre esistenze mediocri. Sono
la luce dell’Illuminismo, ciò che l’uomo ha cercato ed è andato vicino a
diventare da sempre. Io il dio che veste questi scomodissimi abiti umani, la
crisalide che dal bruco-uomo si è trasformata nel primo dio-uomo, un protodio,
io sono l’imperatore dei sogni…
E tanto tanto altro ancora mentre il Lord portava via
Jasper praticamente di peso e iniziava la diaspora dell’ora del tè.
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