Il Professore
Qualche settimana prima.
Haru e Jasper al parco. Parlavano dei riscontri che hanno
avuto dalle loro prime cavie.
Hmm, senti che profumino, da dove arriva?
Orange bud, disse Haru che riconosce le diverse qualità
di erba con estrema facilità.
Si girarono entrambi per capire da dove venisse. Guarda,
guarda, disse Jasper attirando l’attenzione di Haru col gomito. Guarda meglio,
è il professore di filosofia, andiamo.
Ma andiamo dove? disse Haru nel vano tentativo di
sfuggire alla morsa di Jasper.
Non lo so, anche solo a farci vedere, ci tornerà utile,
potremmo ricattarlo.
Ma io non voglio ricattare nessuno.
Herr professor, colto in flagrante, wie gets? È il saluto
di Jasper. Buongiorno professore, quante passioni in comune abbiamo?
Oh, i miei due scienziati, i due geni della scuola che mi
onorano della loro presenza? Mi sono sempre chiesto come mai due scienziati
come voi avessero la passione per la filosofia.
Beh, è una buona occasione per parlarne direi, disse Haru
accogliendo lo spinello che il professore gli passò.
Durante le fumata insieme al professore gli raccontarono
il loro progetto. Il professore rimase allibito e chiese immediatamente di
poter fare da cavia.
*
Il sogno del Professore
Nuovamente all’ora del tè
Il professore stava
raccontando un sogno avuto dopo l'utilizzo della sostanza creata da Jasper e
Haru.
Un uomo
avvolto da nubi. Di fronte un portone che si apre mostrando una luce
sconvolgente. Bianchissima. E, guardando meglio, una folla di persone col viso
felice che vi entrano. Poi noto qualcosa, sulla destra. Poco prima del portone
accanto alla luce.
È una sdraio.
Mi ci stendo e mi rilasso un po'.
Questo mi
racconta quella voce. Bianca anch'essa: Devi entrare, cosa stai a fare qui?!
Io, nel
momento incontro dei dubbi, semplicemente non faccio nulla. Mi manca la
volontà. E non mi pesa. Quando però mi arrabbio o sono in pericolo allora
divento perfetto. Tutto funziona a meraviglia. Mi basta volerlo. Poi torno
com'ero: tutto torna ad essere dannatamente difficile e faticoso. Allora non
faccio più niente. Mi affido al caso insomma e ho notato che non mi interessa
neanche tanto il risultato delle mie azioni. Godo nel mutamento. Godo nel
percepire la gloriosa vittoria, godo nei capitomboli, dolorosi e ridicoli.
Sento la vita e ne sono vorace. La voglio, e in tutti i modi possibili. Ho il
desiderio, la necessità, di conoscere tutto ciò che ha a che fare con la vita.
Poi torna tutto ad essere privo di quel principio. Manca di vita. E non
m'interessano colpe: mie, di altri o del caso. È semplicemente così e io così
lo vivo. Manca vita anche a me. E ora entrare in quella porta mi pare una
scelta forzata e inutile perché ho avuto un piccolo dubbio. E per ora non sono
intenzionato a decidere. Mi rilasso anzi che ne ho proprio voglia. Qualcosa
succederà.
Amo terrorizzarmi
meditando sul Tutto e sul Niente. Amo sentire il cuore in gola e la sensazione
di cadere.
Dopo questo
sogno mi svegliai con un sorriso che penso di non aver mai avuto in nessun
risveglio. Ragazzi, non so cosa avete inventato, ma penso che sia molto
interessante.
Durante il
racconto del suo sogno lucido il pubblico presente era palesemente affabulato
dal professore che condiva il suo eloquio con molte pause e sguardi verso i
partecipanti all’ora del tè tanto da sembrare un pezzo teatrale. Soprattutto
Maia sussultava alle parole del professore mentre Jasper arrossiva palesemente
per gelosia e rabbia: quel palcoscenico è chiaro che doveva essere solo suo,
esattamente come le attenzioni della sua nuova fidanzata Maia.
Il filosofo
terminò il racconto della sua esperienza con la sostanza del suo sogno davanti
al portone con la luce immensa: Quella luce... prosegue, Mi capitò altre volte:
esaudire il desiderio e, piuttosto che esserne felice, trovarmi addosso
un'ansia senza fine. Insopportabile. E quella luce mi dà quella sensazione,
unita al sospetto del non ritorno. E alla fine ho avuto questo pensiero: ciò
che cerco semplicemente non lo so. L'ho cercato per tutta la vita e non l'ho
trovato. Ho fallito. Ora mi lascio andare, mi rassegno.
E quello che pensavo
essere un terrificante giaciglio si rivelò essere un comodo e profumato letto
fiorito. E finalmente trovai quella cosa che andava cercando: la rassegnazione.
*
…one, one, one. Fino a quando non arriverà quella verità
che mi porterà alla piena coscienza di… ‘sto cazzo! Jasper proseguì il racconto
del professore issandosi sulla poltrona facendo l’eco alle ultime parole del
professore.
Cosa c’è Jasper? Perché mi prendi in giro? Soffri di
protagonismo? Chiese il professore con aria irritata.
Farò finta di non aver sentito, ribatté Jasper
visibilmente teso. Già è stato noioso ascoltare le tue frottole – è chiaro
infatti che tu, come tutti i filosofi, hai altre mire – poiché sappiamo che
spesso il ricordo dei sogni è molto romanzato, e il tono del tuo sogno è troppo
epico per non pensare a ciò. Mettiamoci anche che fuori pare che ci sia il diluvio
universale e da qui il tono epico: “Amo
terrorizzarmi meditando sul Tutto e sul Niente. Amo sentire il cuore in gola e
la sensazione di cadere”.
Ma per piacere dai, volevi mettere in mostra la tua ars oratoria di
fronte a noi e lo hai fatto, ma non azzardarti a dare giudizi perché qui non
siamo a scuola e il tuo culo non è al riparo, ok?
Mamma mia, io avrei un tono epico? E il tuo da duro,
allora? Aggiunse il professore mentre già gli altri partecipanti avevano
commentato negativamente l’exploit di Jasper.
Quando fai così sei proprio un idiota, disse Maia.
Non mi pare che il professore abbia un sogno più
dettagliato di quello di altri, aggiunse Haru, è probabilmente solo in grado di
raccontarlo meglio degli altri e poi ti pregherei, Jasper, di evitare questi
commenti.
Fate come volete, ma le frottole non ci aiuteranno
sicuramente nel raccogliere dati per l’esperimento, mi avete stufato, sfigati.
Disse Jasper sbattendo la porta alle sue spalle.
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