domenica 19 giugno 2016

7 Ora del tè - Il professore




Il Professore

Qualche settimana prima.

Haru e Jasper al parco. Parlavano dei riscontri che hanno avuto dalle loro prime cavie.
Hmm, senti che profumino, da dove arriva?
Orange bud, disse Haru che riconosce le diverse qualità di erba con estrema facilità.
Si girarono entrambi per capire da dove venisse. Guarda, guarda, disse Jasper attirando l’attenzione di Haru col gomito. Guarda meglio, è il professore di filosofia, andiamo.
Ma andiamo dove? disse Haru nel vano tentativo di sfuggire alla morsa di Jasper.
Non lo so, anche solo a farci vedere, ci tornerà utile, potremmo ricattarlo.
Ma io non voglio ricattare nessuno.
Herr professor, colto in flagrante, wie gets? È il saluto di Jasper. Buongiorno professore, quante passioni in comune abbiamo?
Oh, i miei due scienziati, i due geni della scuola che mi onorano della loro presenza? Mi sono sempre chiesto come mai due scienziati come voi avessero la passione per la filosofia.
Beh, è una buona occasione per parlarne direi, disse Haru accogliendo lo spinello che il professore gli passò.

Durante le fumata insieme al professore gli raccontarono il loro progetto. Il professore rimase allibito e chiese immediatamente di poter fare da cavia.

*

Il sogno del Professore

Nuovamente all’ora del tè

Il professore stava raccontando un sogno avuto dopo l'utilizzo della sostanza creata da Jasper e Haru.
Un uomo avvolto da nubi. Di fronte un portone che si apre mostrando una luce sconvolgente. Bianchissima. E, guardando meglio, una folla di persone col viso felice che vi entrano. Poi noto qualcosa, sulla destra. Poco prima del portone accanto alla luce.
È una sdraio. Mi ci stendo e mi rilasso un po'.
Questo mi racconta quella voce. Bianca anch'essa: Devi entrare, cosa stai a fare qui?!
Io, nel momento incontro dei dubbi, semplicemente non faccio nulla. Mi manca la volontà. E non mi pesa. Quando però mi arrabbio o sono in pericolo allora divento perfetto. Tutto funziona a meraviglia. Mi basta volerlo. Poi torno com'ero: tutto torna ad essere dannatamente difficile e faticoso. Allora non faccio più niente. Mi affido al caso insomma e ho notato che non mi interessa neanche tanto il risultato delle mie azioni. Godo nel mutamento. Godo nel percepire la gloriosa vittoria, godo nei capitomboli, dolorosi e ridicoli. Sento la vita e ne sono vorace. La voglio, e in tutti i modi possibili. Ho il desiderio, la necessità, di conoscere tutto ciò che ha a che fare con la vita. Poi torna tutto ad essere privo di quel principio. Manca di vita. E non m'interessano colpe: mie, di altri o del caso. È semplicemente così e io così lo vivo. Manca vita anche a me. E ora entrare in quella porta mi pare una scelta forzata e inutile perché ho avuto un piccolo dubbio. E per ora non sono intenzionato a decidere. Mi rilasso anzi che ne ho proprio voglia. Qualcosa succederà.
Amo terrorizzarmi meditando sul Tutto e sul Niente. Amo sentire il cuore in gola e la sensazione di cadere.
Dopo questo sogno mi svegliai con un sorriso che penso di non aver mai avuto in nessun risveglio. Ragazzi, non so cosa avete inventato, ma penso che sia molto interessante.
Durante il racconto del suo sogno lucido il pubblico presente era palesemente affabulato dal professore che condiva il suo eloquio con molte pause e sguardi verso i partecipanti all’ora del tè tanto da sembrare un pezzo teatrale. Soprattutto Maia sussultava alle parole del professore mentre Jasper arrossiva palesemente per gelosia e rabbia: quel palcoscenico è chiaro che doveva essere solo suo, esattamente come le attenzioni della sua nuova fidanzata Maia.
Il filosofo terminò il racconto della sua esperienza con la sostanza del suo sogno davanti al portone con la luce immensa: Quella luce... prosegue, Mi capitò altre volte: esaudire il desiderio e, piuttosto che esserne felice, trovarmi addosso un'ansia senza fine. Insopportabile. E quella luce mi dà quella sensazione, unita al sospetto del non ritorno. E alla fine ho avuto questo pensiero: ciò che cerco semplicemente non lo so. L'ho cercato per tutta la vita e non l'ho trovato. Ho fallito. Ora mi lascio andare, mi rassegno.
E quello che pensavo essere un terrificante giaciglio si rivelò essere un comodo e profumato letto fiorito. E finalmente trovai quella cosa che andava cercando: la rassegnazione.

*

…one, one, one. Fino a quando non arriverà quella verità che mi porterà alla piena coscienza di… ‘sto cazzo! Jasper proseguì il racconto del professore issandosi sulla poltrona facendo l’eco alle ultime parole del professore.
Cosa c’è Jasper? Perché mi prendi in giro? Soffri di protagonismo? Chiese il professore con aria irritata.
Farò finta di non aver sentito, ribatté Jasper visibilmente teso. Già è stato noioso ascoltare le tue frottole – è chiaro infatti che tu, come tutti i filosofi, hai altre mire – poiché sappiamo che spesso il ricordo dei sogni è molto romanzato, e il tono del tuo sogno è troppo epico per non pensare a ciò. Mettiamoci anche che fuori pare che ci sia il diluvio universale e da qui il tono epico: “Amo terrorizzarmi meditando sul Tutto e sul Niente. Amo sentire il cuore in gola e la sensazione di cadere”. Ma per piacere dai, volevi mettere in mostra la tua ars oratoria di fronte a noi e lo hai fatto, ma non azzardarti a dare giudizi perché qui non siamo a scuola e il tuo culo non è al riparo, ok?
Mamma mia, io avrei un tono epico? E il tuo da duro, allora? Aggiunse il professore mentre già gli altri partecipanti avevano commentato negativamente l’exploit di Jasper.
Quando fai così sei proprio un idiota, disse Maia.
Non mi pare che il professore abbia un sogno più dettagliato di quello di altri, aggiunse Haru, è probabilmente solo in grado di raccontarlo meglio degli altri e poi ti pregherei, Jasper, di evitare questi commenti.
Fate come volete, ma le frottole non ci aiuteranno sicuramente nel raccogliere dati per l’esperimento, mi avete stufato, sfigati. Disse Jasper sbattendo la porta alle sue spalle.

Nessun commento:

Posta un commento