giovedì 18 gennaio 2018

13 Lo Jasper furioso parte 2



Questa ridicola alleanza contro la sua persona non riusciva neanche ad avvertirla tanto era preso dai suoi pensieri, i suoi sogni, il suo impero. Aveva compreso alcune potenzialità di LAP che riusciva a sfruttare solo lui, ne era sempre più certo. Era il suo super Es (citando Freud, come lo aveva descritto una volta ad Haru) il serbatoio di energia vitale e inesauribile – in quanto non vincolato da morale –, l’inconscio, che nel suo grembo, nell’impero di Jasper, grazie alle fantastico mix di coraggio e sfrontatezza di Jasper diventava “super” al punto tale da non rappresentare non solo più un problema ma semplicemente un serbatoio pressoché infinito di potenzialità alla sua razionalità, al suo io.
Ma non era il solo ad aver imparato a usare le potenzialità di LAP. Sapeva bene che anche Haru nascondeva qualche segreto. Probabilmente era convinto di parlare veramente con la madre o chissà che. Era sicuro che Haru avesse imparato qualche tecnica per qualche pallosissimo tipo di controllo del contorno dei sogni, dell’inconscio. Lo faceva sorridere come ciò da cui gli altri cercavano di non farsi aggredire (ossia l’inconscio) era diventato il suo fedele cagnolino. Inutile dire che la cosa lo eccitava tantissimo. Ma il dubbio che Haru potesse riuscire in qualcosa in cui lui non riusciva gli rimase comunque, se pur convinto che questo qualcosa non gli interessasse. Fino a che non gli venne un ulteriore dubbio. Fino a che quel cazzo di professore… Confabulano…hanno scoperto qualcosa entrambi, ne parlano. Che poi sarà comunque una cagata pallosissima però mi sta sul cazzo, dio se mi sta sul cazzo! e se poi penso che si scopa Maia…e dovrebbe solo ringraziarmi visto che se lo scopa solo per indispettirmi sennò col cazzo che si sarebbe potuto scopare una fichina come Maia. Che poi ce ne sono di troiette che vanno dietro a questi tipi intellettuali che puzzano di ’68…sfigate!
Questi i pensieri di Jasper che amava tirare le somme mentre camminava verso casa di Haru.
Forse già questo poteva essere l’ultimo incontro dell’Ora del tè. Infatti ormai la diaspora era iniziata: il professore faceva gli incontri di LAP-yoga insieme a quella cagna e altri suoi amici intellettuali fricchettoni, gli sballati si trovavano a casa mia mostrando cosa può fare l’Imperatore, il Dio dei sogni, buttando loro alcune briciole: piccoli miracoli buoni per i proseliti, e Haru come al solito si faceva i cazzi suoi insieme a Tamun.

***

L’ultimo tè

Parla il professore.
Questo fa parte dei sogni con struttura ricorrente. Intendo quei sogni dove una struttura si ripete in contesti diversi.
In questo caso ho chiamato questa struttura la Zattera di Barth. Il nome deriva dall’introduzione che lo scrittore John Barth fece nella sua “Opera galleggiante”. Una fantasticheria dell’autore in cui immaginava una zattera trasportata dalla corrente di un fiume su cui degli attori danno vita ad un’opera dalla narrazione ciclica e senza fine. A seconda della posizione degli spettatori su di una o l’altra sponda lo spettacolo, dando punti di vista differenti, era soggetto a svariate interpretazioni.

Nei miei sogni sono in riva ad un fiume, un piccolo torrente. Da solo o in mezzo ad una festa: una grigliata tra amici, un rave o qualcosa di simile. Su di una o l’altra sponda del torrente dove nel mezzo si trova una zattera su cui ci sono attori che recitano, musicanti o semplicemente altre persone. Altre volte sono io stesso sulla zattera.
Non mi dilungherò sui vari sogni di questo tipo ma sull’ultimo avuto con LAP.
Dopo diverso tempo mi pare di aver imparato a gestire meglio la mia attenzione durante i sogni. (Cenno di assenso da parte di qualcuno del gruppo). Come se avessi imparato a gestire quella seconda attenzione di cui parla Castaneda nei suoi libri. (Sbadiglio di schernimento da parte di Jasper).

Ebbi un sussulto, un’idea improvvisa, dopo aver fatto le solite cose che proviamo all’inizio, quando ci rendiamo conto della nostra lucidità e abbiamo quell’impulso irrefrenabile: la voglia di usare questo potere. E lo facciamo secondo me tutti nel solito modo, o mi sbaglio? Disse il professore rispondendo al nuovo cenno di assenso di Maia, che rispose annuendo e con una leggera nota di imbarazzo.
L’idea era quella di slegare la zattera. Lo feci e la vidi andare via. Tutti si salutavano con grossa commozione. Anche io mi ritrovai a piangere copiosamente. Come se una parte della mia esistenza fosse andata alla deriva insieme alla zattera.
Ma cosa sto facendo? Chiesi questuante. Stai cercando di comprendere questo posto e ciò che immagini è giusto: questo posto esiste ed esser lucidi qui necessita pratica.
Lo sto facendo nel modo giusto?
Giustissimo. Devi fermare la voragine, il flusso. Guarda tutti gli oggetti e le situazioni attorno a te, non cambiare continuamente scenari. Sono impulsi dell’inconscio che in questo posto sicuramente è preponderante. Gli uomini non possono prescindere dalla ragione ma la ragione che ti serve qui è diversa dalla solita. Non ti lasciare andare ai desideri perché ti ci puoi solo perdere senza riuscire a goderne pienamente.
Tu sei me? Sei un mio pensiero? La voce della mia ragione? Il mio io?
No. Io sono esterno a te, io sono io.
E chi sei tu?
Non penso che capiresti e forse devi capirlo da te perché hai bisogno di interpretarmi, dirti chi o cosa sono non ti aiuterebbe.
(Jasper emise una risata breve e dal tono canzonatorio.)

La voce di cui mi pareva di vedere il volto, un volto fatto da un campo di grano falciato dal vento, si girò di scatto come fosse stato chiamato. Pareva distratto da qualcosa.
Mi stai abbandonando? Ti incontrerò ancora?
Può darsi.
Che faccio ora? Mi sento un po’ strano…
Cammina, cammina e guardati intorno. Fallo in tutti i tuoi prossimi sogni.
Devo sempre e solo camminare? Per sempre?
Sì fallo sempre, capirai da solo quando è il caso di fare altro.  
Lo vidi finalmente. Sembrava un uomo di mezz’età. Barba e occhi penetranti di un’espressione però apparentemente vuota. Distratto da qualcosa si girò per allontanarsi e cominciò a correre trasformandosi in un ragazzo in maglietta con dei pantaloni larghi a rombi. Si fermò ancora per guardarmi e mi sorrise. Un sorriso sincero e contagioso, quasi comico. Fece una ruota all’indietro e poi un balzò che lo fece uscire dalla mia visuale. Mi svegliai immediatamente.

Quante cazzate, proruppe Jasper, che annotò con disappunto lo sguardo interessato (troppo interessato per il suo modo di essere) di Haru alle parole del professore.
Si rimise a sedere in modo composto per dare un tono a quanto stava per aggiungere. E ricordi tutte le parole che tu e questo spirito vi siete scambiati? Insinuò Jasper.
Mi pare che uno dei benefici più palesi di LAP sia proprio il ricordare tutto come se si fosse svegli. Non sei l’unico dotato di buona memoria qui. Il gruppo sembrava totalmente schierato dalla parte del professore, Se vuoi posso anche dirti che a volte questo spirito mi restituiva un’immagine umana: un Pagliaccio, ma senza parrucca e naso finto, forse per quei pantaloni, non saprei. A volte invece è più adulto e serio col capello più corto e la barba.
A questa descrizione Jasper trasalì un momento ma la volontà di ribattere era maggiore, Continuo ad aver l’impressione che la maggior parte di voi s’inventi di sana pianta tutto ciò che qui racconta. Queste ultime raccontate dal nostro saggio e gagliardo professore sono un mix dei suoi soliti racconti psichedelici con aneddoti dei libri di Castaneda buttati in mezzo. Non so, ma solo io appena mi sveglio nei sogni comincio a scopare in tutti quei modi e situazioni così improbabili in questo schifo di esistenza? È tanto difficile ammettere che in questa vita nonostante il mio fascino e libertinismo mi sarebbe impossibile scoparmi la mia ragazza e sua madre senza implicazioni etiche o cazzi simili?
Rispose immediatamente il professore evitando che il commento alle sparate di Jasper fosse il solito accanimento dei presenti ai modi del ragazzo. Voleva contrastarlo senza lasciarlo alla gogna pubblica in cui Jasper sembrava perfettamente a suo agio. 
Jasper, a me pare la tua invece la solita posizione da duro. Sei proprio vuoi saperlo io non credo affatto che tu in questi sogni pensi sempre e solo a scopare. Ho parlato immediatamente di Castaneda e penso sia inevitabile pensare alle sue opere utilizzando LAP. Sai, ha scritto un libro che si chiama L’arte di sognare…
Forse non mi conosce bene Herr Professor, mi diletto da tempo immemore in letture di svariato tipo e mi sono anche drogato assai in questi anni. Jasper incrociò le gambe, buttò indietro il ciuffo ed emise quest’ultima frase abbassando il tono di voce assumendo nel complesso un tono di affettata teatralità. Le dirò che l’intera opera di quel peruviano mi pare un atto di piaggeria del movimento sessantottino. Senti, disse Jasper cambiando tono e avanzando col busto verso quello del professore, parlare di spiriti, sciamani e droghe al tempo era un ottimo modo per vendere. La sua scrittura è priva di alcun interesse per me e non solo secondo me, ha preso per il culo tutti i suoi lettori dicendo di aver provato sulla propria pelle quelle droghe, di aver fatto quelle esperienze. Ho preso tante di quelle droghe ma non ho mai visto ciò che lui vedeva.
E ti rode magari?
Ma fammi il piacere. Avere allucinazioni è un conto ma aver a che fare con stregoni che con semplici manipolazioni ti mettono in contatto con spiriti con cui è possibile avere un rapporto o altro…bah, tutte cazzate, ripeto.
Pensa ciò che vuoi. Se le altre persone mi credono continuerò a parlare delle mie esperienze, mi pare che tu qui sia l’unico a mettere in dubbio…


***

Il professore, fomentato dal successo riscosso e con il chiaro intento di infastidire Jasper non degnandolo di attenzione, in uno slancio poetico, ipotizzò il mondo dei sogni come la casa degli dei. La sostanza lo strumento per raggiungerlo. Maia alla fine del discorso si lasciò scappare una carezza sul volto del professore.
Jasper diventò paonazzo di rabbia ma si trattenne per evitare di essere ridicolo.

*

Jasper immerso in un ricordo di tenerezze con Maia.

Ma no tu non capisci. Noi donne non vediamo le cose come voi...noi non lo viviamo questo orgoglio che chiamate in mille modi diversi, ma quello sempre rimane. Noi viviamo lo scorrere.
Jasper assecondava le fantasie della ragazza rilassato e a suo agio come gli capitava raramente. La ragazza proseguì ancora nella descrizione dell’animo femminile
Siamo la natura, dici tu? Sì. Meravigliosi prati...sì spazzati, dal vento, e beh? Pensi che sono banale? Lo conosco quello sguardo, fin troppo bene, tra l’altro. Mi prendi in giro? Non siamo mica tutti geni come te...sì vado avanti.
Jasper sdraiato sul divano insieme a Maia si sentiva “drogato di serenità” come si ripeteva a mezza voce. A volte leccava il viso di Maia impedendole di parlare liberamente, Ti ho detto che tra poco devo uscire e poi mi dà molto fastidio che non si possa stare sereni senza che a te vengano subito le voglie. Posso continuare?
Ok, continua il tuo elogio alla natura femminile, piace anche a me vedere le donne come l’incarnazione umana dello spirito della natura, per quel che voglia dire. Ma anche l’uomo lo è ma a suo modo. Siamo appunto la tempesta che tortura sempre la superficie dell'acqua...disse Jasper picchiettando coi polpastrelli il ventre di Maia che scacciò subito la mano con uno schiaffo. Ma la fa anche cantare, aggiunse Jasper, va bene amore mio...sì sì, siamo lo screpitio sugli scogli, lo sssh delle alghe che rilasciano schiuma, ok, andiamo avanti mia dolce ninfetta.
Maia proseguì il suo racconto: siamo letti di fiumi su cui riposarsi.
Rocce chiare e scure, aggiunse Jasper insinuando una mano sotto il gonnellino di Maia. Strapiombi, calanchi e grotte.
Maia scacciò nuovamente la mano di Jasper e disse, no, le grotte non sono come marsupi caldi e umidi e non arriveranno lingue alate né creature falliformi a giocare con queste grotte, ma sono piene di bambole e poster, ok? Ora devo andare amore.

Mentre Jasper guardava Maia uscire da casa sua non poté esimersi dal constatare quanto fosse bello essersi scambiati le parole “amore” per la prima volta senza quell’affettazione o quella disgustosa sensazione dell’essere melensi.



***

Jasper continuò la sua querelle col professore arringandolo con tanto di moto circolare e mano al mento parlando del professore come se questo non fosse presente, I sogni del professore sono sempre meno credibili. È semplicemente molto abile a parlare a una folla di ritardati come voi. Si è poi inventato questo personaggio del “Pagliaccio” che è la classica censura inconscia, pensate che l’ho incontrato e messo a cuccia da tempo anche io. La mente cerca di salvarti, proteggerti, consigliarti. Io domino anche questa parte e quindi questa censura cerca di contrastarmi mentre a te, disse bloccando la sua camminata circolare e guardando di colpo in faccia il professore, pare aiutarti. Ma come cazzo fate a non capirlo da soli? E il fatto che tutti lo riconosciamo come “Pagliaccio” non vi fa pensare nulla? È uno stereotipo da due lire. È un modo di deresponsabilizzarsi, come tutte quelle menate di religioni, divinità e cazzate varie. È la copertina della mamma è il ciuccio. Perché non crescete?

Il Lord si inserì in un discorso che nessuno voleva ascoltare e che forse neanche Jasper avrebbe voluto iniziare. Aveva il fiatone e sembrava più fuori controllo del solito. Il suo odio montava senza fermarsi nonostante cercasse di nasconderlo. Il suo fare da avvocato, la finta calma e la voce controllata stavano semplicemente camuffando l’odio da sempre provato nei confronti del professore fomentata dalla pubblica conferma del rapporto con Maia.
*

 Lo Jasper furioso

Mentre la serata andava avanti nell’intento comune di isolare gli sproloqui di Jasper, il Lord stava contrastando un discorso che il professore aveva portato avanti non curante dello sproloquio di Jasper, lo stava deliberatamente ignorando; il Lord è un uomo di fede ma non gli piaceva il modo del professore e si sentiva comunque in dovere di prendere le parti di Jasper:
Caro professore, ma chi te lo ha detto che Dio non approva? Ma davvero pensate ancora a ciò che approva Dio? LAP sembra svelarci un mondo che prima ci era oscuro. E sono convinto che potrà curare da molte patologie se ben usata e poi è completamente atossica. Altro che la tua filosofia del cazzo!
Caro Lord, non sia ingenuo…
Alle parole del professore, Jasper balzò dalla poltrona e con uno scatto prese per il collo il professore, Signor James!!!! Solo io lo chiamo Lord, chi cazzo ti ha dato questa confidenza?!! Gridava come un pazzo. La gola gonfia e rosso in faccia.
Lui! Idiota di uno psicopatico di merda! Disse il professore, liberandosi dalla presa di Jasper girandogli il braccio dietro la schiena e buttandolo per terra.
Un turbinio di nooo!!!, basta!!!, calmatevi!!! e simili volarono nella sala.
Basta, disse Haru separando con forza e con l’aiuto del Lord, Jasper e il professore.
Non me ne frega un cazzo dei vostri problemi, disse il Lord. Datti una calmata ragazzo, quante energie che sprechi! aggiunse con tono quasi paterno a Jasper.

*

Jasper quasi in lacrime

Ciò che voglio è cambiare la struttura razionale delle persone, di tutte, entrare nei loro cervelli e dar loro un nuovo comando visto che senza regole e ordini da eseguire gli esseri umani non riescono a vivere. Ci vuole un essere umano forse più simile a un dio per poter far cessare il giogo che opprime l’umanità. Far capire a tutti che non è mai esistito nessun dio e che l’uomo può diventarlo. E io ne sono la prova.
Sei serio, Jasper?
Serissimo, sorellina.

*

Io non posso liberarmi completamente. Aprirmi. Sono mostruoso.
È questa la mia etica. Sì, ce l'ho anche io. Non ho mai ucciso nessuno. Né ho mai fatto del male a innocenti e volete saperlo? Mi piacciono le ragazzine. Me le scoperei tutte. E le bambine? Forse anche, non lo so… ma per lo meno toccarle...ma non l'ho mai fatto. Scusatemi per come sono, davvero. È che mi è sempre piaciuta troppo la mia voce. Mi ammalia prima di quanto non faccia la bellezza del mio pensiero…ma che potete sapere voi?... E poi la sensazione di esprimermi…sentire la bellezza della mia voce e la fluidità ed efficacia dei miei pensieri…ahhh è come un lunghissimo stronzo che esce dal culo.

*

Tutti lo guardavano con disprezzo, e Jasper come chi sta per spiccare in volo, come un falco che con le ali mezze aperte aspetta l’alito di vento giusto, muoveva il capo da destra a sinistra per guardare tutti fisso negli occhi. Disprezzo, disprezzo misto a terrore, disprezzo e lussuria, disprezzo, disprezzo, disprezzo. E quel pezzo di merda?
Il professore no. Il professore lo guardava con interesse. Lo scrutava quasi. Sembrava quasi quasi quasi affascinato, come se approvasse qualcosa, ma cosa? Ma chi se ne fotte, pensò Jasper.
E invece no, ribatté ancora, lui riesce a essere odioso anche in questo momento dove non dovrebbe esserci nessuno più odioso di me. Ma lui è un filosofo del cazzo e quindi non si scandalizza. Forse un po’ è anche d’accordo con i miei gusti, con la mia aletheia.
Aletheia! Dico bene professore? Aletheia.
Molti sguardi sorpresi o perplessi o entrambi come quello di Haru.
Dici bene Jasper. Sei davvero sorprendente a volte. Il concetto di aletheia ci può stare. Ma è una finta aletheia: non vi è nessuna apertura in chi si crede superiore e offende continuamente il prossimo.
Haru alle parole del professore mostrò un’espressione abbattuta, di non approvazione, di inevitabilità e abbassò il capo tirandosi il cappuccio della felpa sulla testa.

***

Jasper si raddrizzò. Le dita dei piedi lasciarono la presa e si rilassarono così come il suo corpo e cominciò a ridere e a guardare il professore con benevolenza sincera.
Basta, sussurrò ancora Haru.
Basta, ok. Sono stufo. Disse Jasper.
Anch’io, e di tutto. Aggiunse ancora Haru guardando Jasper che con la giacca in dosso si preparava a uscire. Con la coda dell’occhio vide il professore prendere per mano Maia e avvicinarsi a lui, Senza rancore; siamo persone colte e intelligenti, ha detto bene il Lord, queste sono energie sprecate. Il professore gli porse la mano e Jasper accolse il saluto a testa bassa ma quella prospettiva gli fece vedere Maia – col suo delizioso corpicino – che stringeva l’altra mano del professore, gli rivenne in mente quella carezza di prima, fiele su fiele provocata da un personaggio che gli aveva rubato tutto osando addirittura a mettersi al suo stesso piano, un professore di filosofia! e non riuscì a trattenersi e tirando il professore a sé gli diede una testata.
Immediatamente lo bloccarono tutti. Jasper per l’impeto del gesto cadde a terra insieme al professore e a schizzi di sangue che uscivano dal suo naso. Maia lo prese a calci mentre lui rideva guardando il professore dal cui naso sgorgavano fiotti di sangue. Jasper si era divincolato e gridava mentre Haru lo intimava di sparire:
SIAMO PERSONE INTELLIGENTI? SIAMO? Quelle poche cose decenti che hai nella vita le devi tutte a me. Ma ti rendi conto? Non siamo niente io e te come non siamo niente noi, disse rivolgendosi a tutti.
Io penso di essere in tutto più di te. Faccio anche molto più schifo di te ma non immagini neanche cosa voglia dire la parola schifo o genialità se la usi paragonando me a te. 
Il professore: E’ inutile avere a che fare con te in questo modo, sei malato. Intelligente ma malato. Rispose il professore.
Certo che sono malato. Ma la mia malattia è la vostra pochezza. Ma questo è ovvio. Io non ti reputo tanto male sennò mi rivolterebbe stare con te molto di più di quel che già mi fa.
Ti credi un dio in terra quindi? Ribatté il professore mentre Maia gli tamponava il naso e cercava di mettergli il cappotto che lui non sembrava molto convinto di mettersi – ancora non sapeva se controllare la sua rabbia o se rispondere fisicamente a Jasper.

Ancora Jasper mentre Haru e altri presenti (compreso il Lord che aveva modi e parole più soft nei confronti di Jasper) lo stavano fisicamente buttando fuori casa di Haru, Non ho mai creduto a spiriti, divinità né cazzate simili, diceva gridando e pulendosi il viso dagli schizzi del sangue del professore. È un ridicolo rifugio non necessario. La prova ne è il fatto che io abbia saputo creare questa sostanza che un dio ti fa diventare davvero. Ma a voi tutti non è concesso neanche immaginare quel che io posso fare con LAP. Vorreste saperlo?
Non siete altro che piccole formichine operaie che svolgono il loro compito senza ribellarsi. Vivete dei pensieri che persone come me vi passano come latte da un biberon. Crescete e vi moltiplicate solo per permettere a chi può permetterselo per nascita, di vivere, di comandarvi a bacchetta. Io di questo universo sono il motore mobile e immobile a seconda di come mi gira. Le stelle e i venti seguono i miei pensieri, come le api con la regina. Io penso di essere ciò che ha creato ciò che voi pensate essere Dio. Io sono il messia di me stesso, il sono l’agnello di Dio anzi Dio è il mio agnello, sono l’alfa, sono l’omega, la vostra sveglia al mattino, la crusca i corn flakes e il muesli (pronunciò questa ultime frasi ridendo come un pazzo), le chiacchiere da bar e il finto conforto delle vostre esistenze mediocri. Sono la luce dell’Illuminismo, ciò che l’uomo ha cercato ed è andato vicino a diventare da sempre. Io il dio che veste questi scomodissimi abiti umani, la crisalide che dal bruco-uomo si è trasformata nel primo dio-uomo, un protodio, io sono l’imperatore dei sogni…
E tanto tanto altro ancora mentre il Lord portava via Jasper praticamente di peso e iniziava la diaspora dell’ora del tè.

13 Lo Jasper furioso parte 1



Gli ospiti della serata del tè hanno appena abbandonato la casa di Haru.

Jasper sovrappensiero:

Ogni volta che ci si ritrova per il tè, prima di uscire rimangono sempre tutti a parlare con Haru. Anche quella cagna maledetta. Parlano con Haru e quel coglione, montato e inutile professore. Io ho sempre odiato le chiacchiere sulla porta. Se te ne devi andare, te ne devi andare; non che mi attacchi mille discorsi, cazzo, sennò ci si risiede e parlare e far bisboccia, ma da seduti.
Tu non sai stare seduto Jasper, stai sdraiato o appollaiato sulla poltrona o a testa in giù… disse Haru a Jasper che sobbalzò dallo spavento insieme a Haru a sua volta spaventato dal sussulto di Jasper,
Che cazzo hai? Mi hai fatto prendere un colpo! Disse Haru a Jasper, Perché non ti rilassi un po’?
Sei tu che cammini come un cazzo di samurai, non ti avevo neanche sentito! Ero assorto nei miei pensieri. Ma, hai detto cazzo?
Sì, ho detto cazzo.
Sei carino quando dici le parolacce sai, sorellina? Disse Jasper appoggiando la testa sulla spalla di Haru che avvertiva da tempo ormai davvero come un fratello. Peccato che invece Haru sopportasse sempre meno il suo socio.
E Tamun stasera non rimane? Non mi vuoi raccontare niente? Hai abbandonato la tunica da chierichetto e sei entrato a far parte del mondo della depravazione? Non te lo chiedo neanche, sento puzza di verginità da chilometri e finalmente – disse Jasper allargando le braccia e respirando a pieni polmoni – questa casa non puzza più.
Dai finiscila e pensa ai problemi tuoi ogni tanto.
Ma dai, raccontami! Lo sai che scopare e non raccontare è come non aver scopato?
Forse un giorno, ora volevo solo chiarirti una cosa…
Dimmi stallone giapponese, sono tutto orecchi.
Quelle persone di cui parlavi… sì, stavi parlando ad alta voce ma lo fai spesso… poco male, sai perché rimangono sempre sulla porta?
Perché, illuminami!
Perché ogni sera diventi sempre più insopportabile e fatico a tenere unito il gruppo. Sono tutti stremati, offesi…Comunque sappi che mi sono stufato anch’io.
Di cosa?
Di molte cose, di tutto forse. Continua a fare ciò che credi col Lord, io continuerò a fare la mia parte ma non so per quanto. Sta diventando tutto pesante. Anche queste serate. E quella di domani penso proprio che sarà l’ultima. Sinceramente ho perso interesse in questi ritrovi e non sono neanche più tanto convinto di ciò che stiamo facendo. E poi far convivere tutte queste persone (sempre di più e sempre più “rumorosi”) insieme a te che insulti tutti e io che devo far da paciere mi ha stancato. Se prima ti si poteva giustificare come genio goliardico, istrionico e pieno di eccessi ora passi semplicemente tutto il tempo ad insultare tutti.
Non li sopporto, sono stupidi inutili. E poi…
Poi cosa, dillo su…
C’è quel pezzo di merda che non sopporto… lo odio.
Il professore?
Sì, lo odio. Odio lui e odio tutti quelli fatti come lui. Ma perché mi stai facendo il terzo grado?
Nessun terzo grado, volevo solo renderti partecipe di una realtà che avevi confuso. Quelle persone non rimangono a scambiare convenevoli sulla porta. Mi intimano di stare attento perché sei fuori controllo e sinceramente penso spesso che abbiano ragione. E per quale motivo questa rabbia? Ecco è questo che vorrei sapere.
Perché sono sincero e non mi faccio problemi.
Ma per piacere…
Sarà banale, ma è così, Haru. Non scomodare i complessi di Edipo o Elettra lasciali per quella troia, io ho un complessone, una big band direi quasi, di megaultrasuper complesso di superiorità. E sai perché ci credo? Perché tu spesso mi sei superiore in umanità e conoscenze – la parola “umanità” disegnò un grosso punto interrogativo su tutto il corpo di Haru – e quindi ho la certezza di non essere pazzo: semplicemente, tolti alcuni rari casi come te, godo di uno stato evolutivo superiore rispetto alla stragrande maggioranza degli esseri umani che devono, di conseguenza, prenderne atto e subordinarsi. Non so come tu faccia ma a me, aver a che fare con questi ritardati, annoia terribilmente.
Penso che basti leggere anche solo un libro per rientrare nella medesima statistica di cui ti fregi tu ora.
Ecco, capisci cosa dico? Sei l’unico in grado di smontarmi. Mi sento come dal fisioterapista quando sto con te. Mi massaggi le cervella… le cervella… le cervella.
Haru guardava quasi con pietà quell’individuo che si divertiva pronunciando una parola ritenuta in quel momento – per motivi conosciuti ormai solo da lui – divertente. “Le cervella” ripeteva sorridendo, poi di scatto, Dì la verità quella troia si scopa quello sfigato?
L’unico sfigato qui mi sembri tu. Parli come un ragazzino di strada che non ha mai potuto frequentare le scuole. Comunque se quella troia e quello sfigato corrispondono a Maia e al professore che vuoi che ne sappia; sono molto in sintonia…non mi sorprenderebbe, diciamo. Disse Haru al limite della sopportazione come non lo era mai stato nei confronti di Jasper.
Bravo! Bravi tutti. Poi un giorno mi racconterai cosa avete tanto da raccontarti tu e quel pezzo di merda.

Senti perché non te ne vai? Sono stanco e cerca di farti una bella dormita piuttosto, ultimamente sragioni più del solito.
Una bella dormita? Che coraggio che hai Haru! Tu piuttosto pensa a scopare di più e a non passare le notte a cercare lo spirito della vecchia in giro per il mondo dei sogni...
Sparisci immediatamente, domani ti chiamo ma devi darti una regolata, anche la mia pazienza ha un limite.

Ancora una cosa, sorellina. Ma tu credi veramente alle stronzate che racconta quel coglione?
Non è un coglione e secondo me ha ragione quando dice che ti rode.
Cosa intendi?
Che probabilmente lui è in grado di fare cose che tu non riesci a fare.
Come osi pensare un’enormità del genere? Io nei sogni sono il dio del mondo, neanche tu puoi avere idea di ciò che ho imparato a fare e imparerò ancora di più, lui è un pippaiolo.
Quindi nessuno dei due cambia un granché dalla vita normale, mi pare.
Ahah! Dai, forse hai ragione. Io penso che inventi solo cazzate ma è vero che mi rode, ma mi rode che tu o gli altri gli diano credito, disse Jasper con tono di rammarico, dovuto all’affetto nei confronti di Haru.
A te, è altro che dà fastidio …
Che si scopi Maia? Sai che me ne frega, quella cagna si scoperebbe chiunque. Ma dimmi un po’, tu che fai nei sogni? Anche tu parli con gli spiriti? Cammini?
Diciamo che la voglia di camminare mi viene. Per il resto lo sai, sono al capezzale della mia mammina e guardo il paesaggio che ho intorno; ma questo me lo hai detto già tu ipotizzando i miei sogni da sfigato, ricordi? Oppure potrebbe essere che certe cose me le tengo per me esattamente come fanno tutti? Sai Jasper, questa tua volontà di mostrare la tua superiorità continuamente è pericolosa…per te.
Sì, disse Jasper perso nei suoi pensieri senza aver colto il risentimento nelle parole di Haru mentre gli porgeva la giacca.
Va beh dai, ci sentiamo domani, ma tu smettila di odiarmi che non ti fa bene.
Io non ti odio Jasper, ma spesso sei davvero molto fastidioso e sembra che tu ti impegni solo ad esserlo sempre di più. Cerca piuttosto di capirne il motivo, buonanotte.

Jasper s’incamminò verso casa.
Il motivo è che quel pezzo di merda si scopa Maia! E ho una voglia pazza di fargli saltare i denti, ma Haru mi ha già avvertito, Al tuo prossimo atteggiamento violento ci salutiamo per sempre! ‘Sto stronzo muso giallo. Tanto senza di me non riuscirà a fare un cazzo o ha capito come sintetizzare la sostanza? Ma io a quel pezzo di merda di un professore, un giorno, il modo farla pagare lo troverò comunque. Ma non è solo quello il motivo! Cominciò a ripetersi Jasper con una voce carica d’eco, E’ un altrooo, un altrooo. Tu non riesci a farlo e lui sì, anche Haru lo sa fare, ma tu nooooo. Ma cosa fanno esattamente? Parlare con gli spiriti? Guarda lo sto facendo anch’ioooooo. Jasper rise fra sé e sé, imprecò e tornò sui suoi passi. Si era scordato che quella sera si era recato da Haru in macchina.


*

L’imperatore (pensieri in poltrona)

Il pensiero di Maia e il Professore si è fatto fastidioso, ed è solo l’inizio. Diventerà tentacolare, si insinuerà in ogni mio pensiero spargendo debolezza ovunque. Non avrò problemi nel mio grembo, ho talmente tanti pensieri da sviluppare e poteri da capire che anche quando il mio inconscio mi presenterà il ridicolo teatrino di quei due lo caccerò come faccio con quel pagliaccetto fastidioso; ma da sveglio è più dura. Pensare a quella troietta per cui ho sprecato fin troppi pensieri e parole e a quel viscido savonarola mi fa venire voglia di spaccare tutto. Calma giovane Jasper, hai appena scoperto un mondo e ne stai diventando il dio…c’è ancora molto da fare.

Whatsapp:

Stè, portami soldi, il tuo culo e chiama anche gli altri cani che voglio mostrarvi i nuovi poteri del vostro imperatore.

*

Tempo un’ora e, come capitava spesso, la casa di Jasper si era riempita dei suoi amici. Amici si fa per dire, erano ragazzi conosciuti in tempi diversi con cui aveva in comune l’utilizzo di svariate droghe, risse e attività classiche di giovani debosciati. Tra questi, l’unico partecipante dell’ora del tè era Stefano, il suo fidato braccio destro. La persona a cui più di ogni Jasper e il Lord si erano affidati nello spaccio di LAP. Ma Stefano era anche la cavia, anzi lo schiavo preferito di Jasper.

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Li guardava seduto sulla sua poltrona. Qualcuno rideva, qualcuno fumava e dormiva sonni veloci scambiandosi al risveglio opinioni sul viaggio avuto grazie a LAP. Si avvicinavano a Jasper, chiedendo consigli o cercando un plauso per i loro miglioramenti. Avevano imparato da Jasper a usare l’oppio in abbinamento a LAP, Serve a vivere sonni continui…
Nessuno si azzardava più a scopare perché Jasper l’unica volta in cui Stefano osò accoppiarsi con un’amica a casa di Jasper pare che l’imperatore pare gli abbia indotto un sogno in cui vedeva Jasper scoparsi la sorella. Nessuno sa cosa fosse successo esattamente in quel sogno. Ne avevano parlato solo Stefano e Jasper e al resto della combriccola Jasper aveva detto, Il vostro imperatore sta scoprendo nuovi poteri ogni giorno.

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Li guardava dal suo trono. Pensava al fatto che LAP sembrava una sostanza creata quasi solo per lui. Gli altri potevano giocarci, in mano sua diventava un dono divino.

Nascondersi e mentire, cercare riparo dall’inconscio o affrontarlo, riuscire addirittura a dominarlo, espandere il proprio io che finalmente può sfamare i suoi mostri, avverare i suoi sogni, sentirsi un dio. Trattare tutto ciò che sono le manifestazioni egoiche con distacco e cercare di oltrepassare le distrazioni dell’inconscio guardandosi attorno, cercando forse qualcosa, ma cosa? Ma nella maggior parte dei casi delle persone che provano LAP il massimo a cui si può ambire è sogni perfettamente ricordati, leggermente dominati: qualche bella e più o meno soddisfacente e depravata azione lussuriosa, mangiate luculliane e brevi e spericolati voli su paesaggi incantati e più o meno affollati. Certo anche quelli che riescono a essere invisibili, a compiere atti considerati impuri (a seconda dell’educazione) non convenzionali. Sesso con la sorella o con ragazze chissà forse un po’ troppo giovani, qualche ammazzatina, qualche stuprello, e in casi più rari, dove l’intelligenza e la fantasia già esistono, vere e proprie avventure da fantasy, vestire i panni dei supereroi ma qui ci va allenamento e particolari attitudini.

Si vociferava di gente in grado di fare cose miracolose. Non c’era omertà ma anche le scoperte che sembravano più sensazionali non erano gridate ai quattro venti poiché comunque bisognava capirle, verificarle. Soprattutto per gente meticolosa e studiosa come Haru, il professore e Jasper. Anzi, su Jasper, come sempre, è necessario spendere due parole in più.

La chiacchierata con Haru gli aveva mostrato la fine dell’ora del tè. Si era già paventata l’idea di una “separazione” in quanto dichiaravano entrambi in grado di riprodurre LAP senza aiuti. Haru aveva sentito troppa gente parlare di LAP, i soldi che puntualmente e sempre in misura maggiore gli portava il Lord non potevano non pesargli sulla coscienza, sui dubbi.
Jasper non sopportava la vicinanza di Haru e del professore. Sapeva che “sperimentavano” qualcosa insieme. Il fatto è che Jasper aveva smesso di lavorare. Nel suo laboratorio all’università dove si occupava di ricerca semplicemente, un giorno, non è più andato. Chi glielo faceva fare con tutti i soldi che gli entravano?

Faceva continuamente festa a casa sua. Jasper era il loro oracolo, il loro maestro, il loro imperatore, il loro dio. Era stato egli stesso a darsi questi titoli e i suoi sudditi o discepoli accettavano di buon grado ciò. La supremazia di Jasper era incontrastata e incontrastabile. Aveva insegnato loro, anzi aveva consegnato loro un nuovo fantastico mondo. Grazie ai suoi trucchetti e ai suoi insegnamenti ecco che un gruppo di debosciato poteva finalmente dar vita ai propri sogni.

Le novità dell’ultimo periodo coinvolsero tutti, da Haru ai partecipanti della Zattera alla combriccola di Jasper. I tre maestri, le tre guide (Haru, Jasper e il professore) acquisirono una maestria nell’utilizzo di LAP che permise loro di salire uno scalino di una scala che ancora nessuno sapevo dove avrebbe portato anche se ognuno di loro aveva ben chiaro la meta: serenità e una migliore comprensione del concetto di “umanità” per Haru, l’Assoluto, il metafisico, il divino per il professore, la scoperta della propria superiorità e divinità per Jasper.
Il fiume di soldi che cominciò a scorrere nelle tasche di Haru, Jasper e del Lord (che intanto aveva creato una vera e propria organizzazione per la vendita di LAP oltre che a tenere contatti con autorità al fine di evitare “problemi” in quanto, nonostante l’atossicità di LAP il rischio di diventare da possibili premi Nobel e delinquenti era sempre dietro l’angolo) non fece altro che far lievitare questa situazione già di suo in esponenziale crescita. E la diaspora successiva fu una delle conseguenze.

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Jasper in piedi sulla poltrona cominciò a parlare al suo pubblico di sballati:
Vago cercando ciò che può interessarmi. Evitando come successe col sesso di creare vortici paurosi di dipendenza che è sinonimo di dissolvimento.
Non farsi prendere mai, comandare, domare.
L'esistenza è un vortice. Un buco. Ecco un buco. Che certo facilmente si trasformerà in una fichina. Volete che ve lo faccia vedere?
Jasper cominciò a gridare come un supereroe dei cartoni animati – non era necessario lo faceva apposta –  e poi il miracolo. Visto non da tutti nello stesso modo ma chi meglio chi peggio videro lo spazio più cupo bucarsi...